A Castelmagno sono stati trovati reperti archeologici di primaria importanza: frammenti di ceramica di età preistorica, monete di ogni genere e di ogni epoca, resti di fondamenta e di mura perimetrali, statuette, epigrafi, lucerne, oltre ad ossa umane disseminate per vasto raggio.
Questi ritrovamenti stanno a testimoniare più fasi abitative succedutesi nel tempo sullo stesso sito, dall’era preistorica all’età romana, dall’epoca feudale fino al secolo XV, quando il feudo di Castelmagno divenne un mucchio di rovine disabitate a cagione di motivi vari, quali guerre, calamità naturali, crescita di importanza degli altri feudi circostanti. Comunque anche nel periodo del brigantaggio i suoi boschi e le sue grotte rappresentarono un sicuro rifugio per proscritti, banditi e malfattori.
Ma il fascino di Castelmagno non sta solamente nella storia, è anche una delle meraviglie naturali della Valfortore, un sito che presenta abbondanza di specie vegetali e animali.
Gli incontri a tu per tu con gli animali sono rari, ma di un emozione indescrivibile, per cercarli e trovarli bisogna mettere a frutto una dote che tutti abbiamo, ma che dobbiamo tenere ben desta, la curiosità. Come spesso accade nei momenti più impensati gli animali selvatici si materializzano dinanzi a noi, quasi fossero loro a scegliere il posto e il momento per offrirci un simile privilegio.
A Castelmagno è ancora possibile incontrare creature straordinarie, basta non aver spento del tutto dentro di se quella infantile curiosità per tutto ciò che è bello e che vive, che ci consente di fuggire dal torpore delle emozioni che ci assale negli artifici della vita quotidiana.
Chi è incuriosito dalla varietà del mondo naturale, può trovare anche nel bosco vicino casa un complesso e intricato ecosistema. Ci sono luoghi che hanno qualche cosa di speciale, aree che hanno una varietà di animali e piante e che proteggono ambienti delicati e preziosi, possono essere raggiunti facilmente, senza andare in capo al mondo, uno di questi è Castelmagno.
Dal punto di vista della vegetazione l’ambiente di Castelmagno appare abbastanza diversificato, boschetti di querce a prevalenza di cerri con una serie di specie accompagnanti, argentei pioppi, ombrosi olmi, secolari ulivi, ailanti e robinie.
La quiete dei boschetti viene solo raramente interrotta da rumori lievi, da fruscii, dallo scricchiolio di foglie secche, da qualche occasionale trillo che emerge da qualche albero marcescente. Sono queste le testimonianze impercettibili della presenza dei micromammiferi, di quella moltitudine di topolini, arvicole, toporagni e moscardini che popolano questi ambienti frusciando fra le foglie e i tronchi in decomposizione. E’ possibile scorgere fra gli anfratti, tra le rocce, in prossimità di grotte, vicino ai casolari in rovina il tasso, la faina e la donnola, schivi ed elusivi. La volpe astuta e furba, mantiene l’equilibrio biologico di questi ambienti. Qui si possono osservare diverse specie di uccelli, dai rapaci diurni quali la poiana, il nibbio, il gheppio, ai rapaci notturni quali il gufo, il barbagianni e la civetta che trovano un buon sito per la nidificazione vista la presenza di vecchi casolari abbandonati. Non è poi difficile imbattersi in qualche upupa del colore della nocciola o in qualche chiassosa ghiandaia, o in un rigogolo del colore giallo intenso delle ginestre, o sentire il tamburellare di qualche picchio rosso o verde.
Diverse comunità di insetti popolano il sito, da non trascurare le formiche presenti con diverse specie, insetti laboriosi che per comunicare non usano suoni ma odori prodotti da un complesso sistema di ghiandole, questi insetti sono uno degli assi portanti della biologia e dell’ecologia degli ecosistemi. Con un po’ di attenzione e una buona guida per l’identificazione è possibile scoprire rare specie di farfalle e coleotteri, particolarmente significativa è la presenza dello scarabeo rinoceronte. Le farfalle diurne fanno sfoggio dei loro colori, quando il verde si tinge delle tonalità pastello di diverse specie in fiore quali i cardi, i favagelli, gli anemoni, le ginestre e i ranuncoli. La farfalla fritillaria sulle cui ali si mischia il nero della notte con l’arancio del più acceso tramonto, la cavolaia con le ali talco e con il neo nero, la elegantissima podalirio e il macaone, imponente se visto con gli occhi di una coccinella, capolavori di straordinaria bellezza. E’ tranquillizzante osservare i gerridi, insetti che pattinano sull’acqua di vecchi pozzi, o anche restare incantati nel vedere le libellule che nella stagione degli amori volano insieme assumendo la forma del cuore.
Presenti anche i goffi rospi smeraldini che stanno diminuendo a vista d’occhio in tutta la penisola, soprattutto a causa dell’uomo che ha alterato l’ambiente e il clima essenziali per la loro sopravvivenza. In qualche sorgente o vecchio pozzo è possibile imbattersi nel tritone crestato e nel tritone italico. C’è da dire che questi sono tempi cupi per rospi, rane, raganelle, salamandre e tritoni, animali dalla doppia vita acquatica prima e terrestre poi, specchio fedele dello stato di salute di un ambiente.
Tra le problematiche ambientali il taglio degli alberi senza alcun criterio, a volte sacrificando secolari e maestosi patriarchi, testimoni della storia che affondano le radici in tempi molto lontani, l’eccessivo uso di erbicidi e pesticidi nei coltivi, con conseguenze devastanti sull’ambiente circostante in particolare sulle sorgenti e rottami abbandonati qua e là che deturpano il paesaggio.
Chissà perché nell’animo della comunità l’amore per la natura ancora dorme un sonno profondo, eppure... “ è tanto bello addormentarsi la sera con negli occhi tutti i colori che ricamano le ali di una farfalla”.
Nessun commento:
Posta un commento