martedì 19 ottobre 2010

Le antiche 'ruelle'

‘tre Funtan’
L’inverno sta per ritirarsi, il cambio di stagione è l’occasione per rigenerare l’organismo, con un’alimentazione più snella e un’attività fisica capace di scrostare la ruggine dei mesi freddi.
La primavera è finalmente nell’aria che è più mite, le giornate sono più luminose, diamoci quindi una mossa per scrostare la pigrizia del letargo invernale. È la volta di un escursione lungo qualche viottola di campagna.
Una delle viottole del paese è chiamata ‘tre Funtan’, ed effettivamente porta ad una un’antica sorgente dove i cacciatori di una volta dopo aver seguito la lepre, erano soliti consumarvi la colazione: pane e pecorino, pancetta affumicata e vino rosso, ovviamente acqua fresca e limpida.
È possibile imboccare questa viottola di campagna in località Mariella e ci porta diritti al monte dei Carpini, quindi alla sorgente. Questa viottola è una farmacia a cielo aperto, tante sono le erbe medicinali che vi crescono spontanee lungo i margini e tra il fogliame secco delle querce che a punti l’affiancano. Le violette profumate, con le corolle vellutate e le foglie a forma di cuore, sono tra i primi fiori a sentire il tepore della primavera e a contornare questa mulattiera.
Come tutte le piante anche la violetta ha le sue proprietà curative, il rimedio più semplice è l’infuso con fiori e foglie che ha proprietà espettoranti, sedative, emetiche, diaforetiche. Comunque c’è bisogno di sentire sempre un erborista per le dosi e le preparazioni.
I rifiuti non sono solo brutti da vedere, ma costituiscono una grave fonte d’inquinamento, un possibile veicolo d’infezione e un pericolo per le persone e in particolare per i bambini. Una lattina, una bottiglia, piatti di plastica, non sono oggetti tanto pesanti se ce li siamo portati pieni in salita, possiamo benissimo riportarceli vuoti anche in discesa.
Tra la flora spontanea c’è anche la bella vedova o bocca di lupo che è una elegante iridacea dalla colorazione verde con le estremità dei tepali nero vellutato e una profumazione molto delicata.
Flora: querce, carpini, olmi, prugnoli, ginestre, orchidee, iridacee, volette...
Fauna: zigoli, rigogoli, ghiandaie, tassi...
Difficoltà: facile!
Durata: 50 minuti a salire e 35 a scendere!

‘a Fuianis’
L’escursionismo consiste nell’andare in libertà e lentamente, contando esclusivamente sulla propria energia e sulla propria creatività e capacità di iniziativa. Permette di soddisfare sia la voglia di natura che quella di sport. Si gode dell’aria fresca e dello scenario naturale, provando sensazioni salutari e terapeutiche. Benché camminare da soli abbia i suoi vantaggi, certamente la maggiore quiete, è più sicuro camminare in compagnia di amici. Il sole che spumeggia nel cielo di un tenue azzurro ci chiama ad una escursione in qualche viottola di campagna. A ‘Fuianes’, è una delle antiche viottole che porta a vigneti e oliveti trascurati da tantissimo tempo. Olivi secolari predati dall’edera, vigorosi polloni abbracciati alla pianta madre, viti secche coperte di muschio e licheni, ma c’è anche qualche nocciolo, qualche noce, qualche ciliegio e qualche castagno. Anche i rovi e i prugnoli crescono rigogliosi. Porta ad un’antica sorgente d’acqua che viene fuori da un fontanile ad arco di mattoni e pietre posto ai piedi di una maestosa quercia.
C’è nei pressi della sorgente un rudere di una vecchia casetta con il tetto crollato, ove è ancora possibile scorgere il caminetto. Questa viottola un tempo era frequentata da bambini che dopo la scuola, venivano a bere alla sorgente e mangiavano i fiori dolciastri delle ‘pancoccole’ le primule, con la fionda tiravano alle cinciarella e ai zigoli, molte volte coglievano cesti di ciliegie che vendevano poi alle vecchiette in paese. La primula ha i fiori color panna riuniti a mazzetti, l’infuso di foglie e fiori è una tisana tonica del sistema nervoso, ha proprietà calmanti, antispasmodiche, espettoranti e bechiche. Le foglie per pochi attimi nell’acqua bollente, e poi applicate nei punti dolenti costituiscono un rimedio antireumatico.
Vicino alla sorgente d’acqua una volta vi era un castagneto, restano oramai pochi castagni. Le castagne hanno proprietà astringenti, sedative, ricostituenti, toniche e stomatiche. Questa viottola è strettissima, in alcuni punti vi sono scalini formatosi con le radici delle querce affiorate e con le pietre. È possibile continuare dopo la sorgente, fino al fiume, ma roveti rendono impervio il cammino.
Flora : querce, aceri, olivi, fichi, ciliegi, castagni, noci, noccioli, viti, rovi, fragole selvatiche, primule...
Fauna: volpi, merli...
Difficoltà: facile fino alla sorgente, difficile fino al fiume!
Durata: 20 minuti a scendere e 30 a salire!

‘a Torrell’
Nell’escursionismo si avverte un eccitante sensazione di competizione… Scoprire cosa c’è oltre la collina che ci sta di fronte, guadare un corso d’acqua, o camminare in un posto mai esplorato precedentemente suscita in noi un grande senso d’avventura.
La cosa importante è godersi la passeggiata, ammirando il paesaggio, apprezzando la diversità della vita selvatica e godendo anche semplicemente del solo fatto di essere immersi nel verde.
È importante non deturpare l’ambiente, bisogna sapersi muovere senza lasciare traccia del passaggio: non abbandonare cartacce, bottiglie di vetro, pezzi di plastica, avere cura dei fiori e delle piante e non infastidire gli animali.
Diversi secoli fa il paese era cinto di mura con cinque porte, vi erano poi le torri, tutto questo nell’intento di difendersi dalle incursioni ostili. In località Torre c’erano le rovine di un’antica torre fino alla fine del ‘900. C’è al momento una viottola lungo la quale si dislocano vigneti e uliveti, porta diritti ad un belvedere dove si resta incantati dal paesaggio. È possibile poi allungare l’escursione addentrandosi in un vecchio uliveto, dove si trovano oltre ad ulivi, meli e ciliegi che nella stagione della maturazione dei frutti rivelano la squisitezza e la salubrità del selvatico. Continuando si giunge ad un boschetto di abeti, il cammino non è facile per la presenza di arbusti e rovi. Lungo questa viottola c’è un vigneto abbandonato con un piccolo rudere, è li possibile contemplare la natura consumando la merenda, magari dialogando un po’ su cose di cuore.
È possibile raccogliere ciliegie in estate e noci in autunno. Le ciliegie hanno proprietà rinfrescanti, toniche, stomatiche, è possibile anche preparare un liquore di ciliegie, come del resto con le noci preparare il nocino che è un liquore ricostituente, digestivo e depurativo.
Le piante di alloro, salvia e rosmarino qui sono disseminate in più punti, con le foglie bollite in acqua è possibile preparare un bagno distensivo e ricostituente. Dalle bacche di alloro si ottiene un balsamo per le contusioni. Belli i favagelli in fiore.
Flora: querce, olivi, allori, mandorli, ciliegi, meli, noci, rovi...
Fauna: faine, donnole, ricci, picchi...
Difficoltà: facile fino al belvedere, difficile fino al boschetto di abeti
Durata: 40 minuti a scendere e 60 a salire

‘i Pisciarell’
Anticamente questa viottola nei pressi della Torre portava al fiume Fortore. Si ramificava in altre viottole che portavano ad uliveti e vigneti. Vi era anche una sorgente di acqua. Oggi è accessibile solo per un breve tratto, dopodiché la natura non permette la continuazione. Rovi e prugnoli ostruiscono il cammino. La sorgente di acqua è ormai inabissata nella vegetazione. L’edera ha imbavagliato molte querce secolari che ormai sembrano alberi maestri di una nave fantasma. Bella la fioritura dei ranuncoli e degli anemoni. Anche altre viottole sono oramai state inghiottite dalla vegetazione come ‘a ruell di merl’ preferita dai merli come sito di nidificazione e ‘a ruell zia Rosaria’ in cui aveva un vigneto una vecchietta con un grande cuore e con un animo pieno di bontà.
Flora: querce, rovi, prugnoli, robinie, anemoni...
Fauna: tassi, ricci, volpi...
difficoltà: pruneti e roveti la rendono inaccessibile!

Cerr Fulic’
Nei pressi di Castelmagno, c’è un boschetto di cerri, che presenta diverse viottole, alcune delle quali portano ad un ruscello, un micro ambiente umido, dove ci sono raganelle, salamandrine e tritoni. La prima viottola che si infila nel boschetto porta a delle rovine di una masseria e a delle grotte nel tufo, antico covo dei briganti. C’è poi sotto due abeti un’altra casetta in pietra, che si è mantenuta piuttosto bene, coperta dalla vegetazione. Ci sono vicino questa casetta abbandonata, ciliegi, amareni, cotogni, mandorli, noci e castagni. È un posticino a buona valenza floristica, per l’esplosione delle bellissime fioriture nelle diverse stagioni. Qui è possibile raccogliere anche i finocchietti che hanno proprietà carminativa, antispasmodica, eupeptica e galattogoga, inoltre esplicano un effetto calmante e migliorano la digestione, buon rimedio contro l'aerofagia e i rigonfiamenti addominali. Vi crescono anche le fragoline, piccole ma squisitissime.
Flora: querce, ailanti, robinie, prugnoli, biancospini...
Fauna: poiana, gheppio, nibbio, upupa...
Difficoltà: diversi viottoli di media difficoltà della durata di 50 minuti


‘a Zulfatar’
Chi è abituato alle lunghe passeggiate verdi, sa bene che quando si arriva al punto prescelto, dopo qualche ora di cammino, la stanchezza è ampiamente ripagata dallo scenario, dai profumi e dai colori che riempiono gli occhi.Anche la merenda che si mangia ha un altro sapore, un pò di pane col formaggio diventa una prelibatezza da gustare ad ogni boccone. E' una località che deve la denominazione ad una sorgente di acqua sulfurea presente vicino ai ruderi di una vecchia scuola di campagna. Le nonne ci raccontano che spessissimo andavano a prendere con le conche di rame questa preziosa acqua per curare specifiche patologie della pelle. L'acqua sulfurea è efficace nella cura delle malattie della pelle e delle ustioni, ripristina inoltre l'equilibrio metabolico, agendo nei casi di diabete, obesità e intossicazioni da metalli pesanti. Diversi boschetti di querce le fanno da cornice, accompagnati anche da ailanti, rovi, rosa canina, biancospino e prugnolo. I fiori e le bacche del biancospino in tisane e in tintura alcolica hanno proprietà sedativa e antispasmodica, cardiotonica e vasoattiva. Si trovano in diversi punti pietre ammassate e piccoli muretti a secco, segni di quelle che una volta erano piccole casette di campagna, è ancora possibile con la fantasia proiettarsi all’epoca dell’antico splendore. La cosa che riesce a farci restare attoniti è un’antica e maestosa masseria abbandonata ma in una decente condizione di conservazione, con una cinta di pietre e la torretta con le fenditure per i fucili per la difesa dai briganti. Vi sono nei pressi di questa masseria sorgenti d’acqua limpida sparse qua e là. È possibile inventarsi diversi percorsi alla riscoperta degli antichi ruderi per far rivivere un pò almeno nell’ immaginazione i costumi e le tradizioni di un secolo fa, quando era veramente dura la vita in queste aspre terre coperte da querceti secolari, caratterizzate da continue scorribande e razzie dei briganti e dove il lupo vagabondava liberamente come incontrastato signore del bosco.
Flora: querce,ailanti,mandorli,pruni spinosi, biancospini...Fauna: fagiani, lepri,cinghiali, lupi, poiane, barbagianni, gufi, civette, assioli... Difficoltà: diversi percorsi di difficoltà media della durata di 55 minuti!

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